Perché il Napoli di Sarri è bello e non solo vincente

C’è bisogno di spiegare il motivo per cui Napoli-Fiorentina è stata una partita magnifica e il Napoli di oggi è di una bellezza sconvolgente. Lo faccio dopo la vittoria per 2-1, e lo faccio nel giorno in cui il consenso per gli azzurri è quasi plebiscitario: ormai ero determinato a capire il perché buona parte del mondo calcistico italiano, spesso sussurrando tra una cena e un aperitivo, ritenesse questa squadra ancora brutta e sbagliata, o comunque in ogni caso sopravvalutata. Volevo capire perché si ripetesse come un noioso argomento che la recente serie di successi era l’immagine di un Napoli che ha avuto la buona sorte di incontrare squadre in crisi oppure altre brave, ma falcidiate dalle assenze. E volevo vedere se fosse mai vero che si trattava di una contingenza assai favorevole, e ancora di più se poteva avere un senso un’altra delle tante cose che s’è sentito: che era costruito per un campionato di transizione. Come se fosse mai possibile una cosa simile. Ora permettetemi di non occuparmi di Insigne, Higuain o Hamsik. Vorrei scrivere di Maurizio Sarri. Personalmente avevo trovato il Napoli di Benitez un’idea molto bella, ma rivelatasi solo un’occasione persa. Per cui non mi si poteva annoverare tra i fan di don Rafè, ma neppure tra i più accaniti detrattori. Questo per la premessa. Ma quando ho letto in giro, e quando ho ascoltato in giro giudizi negativi così netti su chi aveva sostituito Benitez mi sono insospettito. Utilizzo l’espressione in giro intendendo l’ambiente che mi appartiene, e che conosco assai bene, forse meglio di tutti quelli che dell’ambiente fanno parte. Parlo dei colleghi giornalisti, dei tecnici, dei critici e in genere degli esperti italiani di calcio. Erano in gran parte banalità distaccate. Per quel poco che conosco Sarri – e lo conosco davvero poco – egli non è un uomo che usa un’espressione a caso. Ha un uso delle parole, dei rapporti umani e delle idee che è quello di chi sa includere e non escludere. Purtroppo Sarri nella sua fortuna è sfortunato. In Italia non c’è più chi capisca cosa sia e cosa rappresenti un allenatore e quindi apprezzarlo. Esiste solo fuori d’Italia. Uno come il buon Maurizio, che riesce a far convivere questo bel novero di calciatori d’alto profilo e di altrettanti operai del pallone, è da apprezzare sempre. Che li porta non solo a fare risultati, ma soprattutto a essere oggi la grande bellezza del pallone italico. E solo Napoli doveva e poteva permettersi questo onesto lavoratore al centro degli umori più diversi, questo equilibratore degli squilibri della passione. L’unica città dove il calcio si manifesta in strati sovrapposti, in strati di emozioni che si riconoscono nella razionalità e altri che si coniugano nel sogno tipico e legittimo del tifoso. Strati che cambiano dall’euforia alla delusione. Sarri sa bene tutto ciò, ha messo su una squadra che è un punto di partenza per quelli che avranno coraggio e avranno voglia di ricominciare davvero. Oggi ha segnato l’anno zero dei prossimi tempi. E la gente del Napoli non può che ringraziarlo, già e solo, per tutto questo.

 

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