Della partita ne parleremo più avanti: ora c'è da attendere l'esito di un'esame di maturità che va oltre la squadra, il test, dopo questo 0-0, lo dovranno sostenere tifosi e critica. Perché se è vero che è giusto sottolineare qualche sbavatura del Napoli, sarebbe deprecabile un assalto a questo risultato (0-0) che interrompe la serie di vittorie. Già, contro il Genoa, qualcosa è mancato, tuttavia non nella manovra. Il Napoli, pur alle prese con un avversario aggressivo e in salute, non ha saputo sbrogliare la matassa del gol. Occasioni a pioggia, ma nemmeno una goccia ha oltrepassato la linea bianca: troppa foga sotto porta, che ha avuto come risultato pure il calo di triangolazioni a centrocampo. Ma sono dettagli, così come non lo sono le otto occasioni del Napoli e l'unico tiro in porta del Genoa. Insomma, può succedere. E lo cantava pure Catarina Caselli, casco d'oro d'altri tempi, che sosteneva tra le sette note che "non sempre si può vincere". Per di più la squadra di Gasperini è la peggiore da affrontare attaccandola, perché sa ferire in contropiede.
Ultima partita delle cinque vinte, primo pareggio della nuova serie, quella post Carpi. Presto o tardi doveva succedere, però il Napoli l'ha fatto succedere in un buon pomeriggio di gioco. Pure col Genoa ha avuto l'occhio di tigre, anche se la banda Sarri è sembrata un po' in riserva, forse gonfia da feste e felicità ed è apparsa troppo furiosa: non se lo può permettere, altrimenti torna una squadra normale. Il Napoli è partito subito meglio, si è capito dai primi minuti che aveva più voglia che benzina. Pur senza Insigne, finito in panchina per una scelta apparsa più disciplinare che tecnica. C'è di che lamentarsi per un rigore netto su Higuain nel primo tempo. Che dire? Non esistono psicologie perfette, nemmeno tra gli arbitri. Sarà per la prossima volta. Per ricordarlo, la coppia di telecronisti di Mediaset ha speso un paio di parole, tipo lapide. Sono soddisfazioni.
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