Il Napoli non è una squadra qualunque

Un uomo in tuta da metalmeccanico che pensa alla sostanza più che all'apparenza.

Accolto con scetticismo e dalle solite battute da una piazza troppo spesso incontentabile: “vedrai che questo al panettone non ci arriva”, ha saputo dimostrare tutto il suo valore di maestro di calcio, chiamatelo pure maestro di campagna se volete.

Una persona non convenzionale che ha sempre fatto calcio per divertirsi, alternando il suo lavoro da bancario con quello di allenatore, cominciando non dall’alto come alcuni suoi autorevoli colleghi (Montella o Mancini) ma dai ragazzini delle scuole calcio di quartiere. Dove era più importante capire i problemi degli adolescenti piuttosto che pensare a stop di petto, palleggi e fraseggi.

 

Capace di plasmare una squadra e di dare identità e linfa a giocatori smarriti. Tra una riflessione politica e le pagine di Joe Fante, il tecnico toscano ha detto ai giocatori di fare le cose semplici, di divertirsi giocando e soprattutto di fare il loro ruolo. Così Jorginho è tornato a fare il playmaker in un centrocampo a tre, Hamsik la mezzala, Insigne il jolly d’attacco, Higuain il leader, caricandosi la squadra sulle spalle.

Oggi alcuni giocatori sono rinati: il già citato brasiliano ex Hellas, Callejon e Koulibaly, preciso e puntuale nelle chiusure.

Per non parlare dei nuovi acquisti di cui si conoscevano le qualità (Reina) o le si potevano intuire (Allan). Capitolo a parte merita Hisay, tecnicamente non molto dotato ma uomo di sacrificio e dedizione.

Per il resto alcune cose dicono tanto di questo Napoli, dove tutti appaiono sereni, Pipita in testa. E dicono tanto della mentalità di Maurizio Sarri.

A San Siro, a metà della ripresa Higuain viene sostituito da Gabbiadini. La scorsa stagione l’argentino avrebbe fatto fuoco e fiamme. Ieri no, è uscito sorridendo e facendo l’occhiolino.  Appena giunto in panchina ha abbracciato a lungo Sarri e subito dopo Insigne.

Ci sono poi le parole di Jorginho e dello stesso Sarri  ai microfoni della DS.

Il brasiliano a lungo stuzzicato sulle possibilità di scudetto per gli azzurri ha parlato di umiltà, di fatica e di gruppo. Evitando di commentare i suoi miglioramenti (al di là delle più rosee aspettative ricordando il giocatore sfiduciato di 8 mesi fa).

Anche Sarri ha parlato del gruppo e dopo del rapporto schietto con Higuain e dell’importanza di non sedersi sugli allori.

Ha affermato che i suoi ragazzi pur allenandosi scrupolosamente si divertono in campo, che da lunedì il primo pensiero sarebbe stato la Fiorentina e che la bella prestazione con i rossoneri sarebbe stata archiviata quanto prima.

A prescindere del risultato e della classifica questo si chiama spirito di squadra.

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