Invito ai lettori

Traggo spunto da un tweet di Ivan Zazzaroni pubblicato in queste ore. Vuoi vedere che forse il male del calcio non sono i giornalisti? Ma vallo a spiegare. Vallo a spiegare a chi crede che si riporta una notizia di trasferimento per destabilizzare l'ambiente. Vallo a spiegare che quando si prende quel tesserino si fa un giuramento morale con sè stessi. Per carità, coloro che svolgono male il proprio dovere esistono in tutti i campi lavorativi. C'è chi governa e magari non lo sa fare, c'è ghi è comandante di una nave da crociera e magari va a sbattere in un'isola. Ciò che ha sempre caratterizzato però l'opinione di alcuni (e per fortuna non di tutti) riguardo la categoria di giornalisti è proprio l'intendere questi non come singoli lavoratori ma come un'entità unica. Così i giornalisti lucrano sulle vicende, i giornalisti sono un tumore del calcio. Non ricordo di un pezzo sui giornali o testata web che abbia mai deciso una partita, un trasferimento o un qualsiasi evento sportivo. Tuttalpiù lo ha riportato, magari anticipato. Forse chi acquista cinque gare a 100 mila euro l'una è da ritenere un pizzico più responsabile. Ma quel poco che basta per considerarlo se non un tumore, almeno un forte raffreddore per questo sport. Tra "imprenditori" che lasciano fallire società storiche e dirigenti Fifa che intascano tangenti su tangenti, io preferisco appartenere ancora per un po' alla categoria dei giornalisti. Se poi prendiamo in considerazione anche quelle decine di calciatori che sfamano le loro famiglie svolgendo il "lavoro" più bello del mondo e vendono il destino loro e della loro squadra, allora ci teniamo ancor più stretti i nostri tesserini. Non è mia intenzione difendere una categoria, farei lo stesso errore di chi l'attacca generalizzando. Di elementi validi tra i giornalisti ce ne sono, e non sono pochi. Ognuno ci mette la faccia, o meglio la firma (che in questo lavoro è tutto!). Ogni lettore ha pieno diritto di giudicare la completezza e la correttezza di un articolo, altro è giudicare la professionalità di chi lo ha firmato. Il giornalista è un po' come il barbiere di fiducia, se non vi piace lo cambiate. Se sbaglia taglio ogni volta non credo ci ritorniate per inveirgli contro, semplicemente andate da un altro. Ecco, poco cambia se questo taglia capelli o scrive di fatti accaduti o che crede dovranno accadere. I più aperti leggeranno anche quelle firme a loro poco gradevoli, magari perchè partono dal presupposto che la verità non sia un requisito oggettivo, e talvolta può essere raccontata con occhi diversi dai nostri. Forse in fondo è anche questo il bello. Se ognuno guardasse il mondo solo con i propri occhi non ci sarebbe nessuno disposto a cambiare idea; sarebbe un mondo dove ognuno si sentirebbe appagato dei propri pensieri, ma non ci sarebbe nulla di più noioso. 

L.V.

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