Si consuma in una rabberciata serata di fine anno il tramonto dei campioni d’Italia.
Quello sventolio di bandiere in una città che nell’eroico maggio napoletano era satura di gioia non hanno trasformato il sogno in un progetto di lunga durata. La squadra, i calciatori e una gestione personalistica delle scelte d’indirizzo tecnico sono per ammissione unanime i due ambiti che versano in una situazione più critica. Quelli i cui risultati in termini di efficienza, di qualità delle prestazioni e d’apprezzamento fanno segnare da mesi gli indici più bassi. E costituiscono una pesante ipoteca sull’avvenire di questa maldestra stagione napoletana. Ma se sulle gravissime carenze in questi due settori, o solo in uno di questi come da autocritica di De Laurentiis, esiste un parere unanime, se ormai anche i giudizi del presidente volutamente factotum, sono più o meno simili nel medesimo giudizio (perlomeno quando si esprimono in pubblico), perché allora le cose non cambiano? Perché nessuno ha fatto qualcosa di significativo per migliorare?
Il Napoli ha sperato di vivere ad alti livelli sulla spinta di un campionato irripetibile che, in quanto tale, è episodico, se non addirittura raro. Non è squadra di grandi campioni come dipinti dalla certa facile narrativa sportiva. È sempre stato un gruppo di bravi calciatori che nel mezzo del loro cammino hanno dato tutto se stessi per un imperscrutabile magheggio calcistico. E, purtroppo, non sarà neppure il mercato di gennaio a risolvere i problemi del Napoli. La squadra è diventata irriconoscibile. Gioca mollemente. Ha smarrito tutta la sua chimica di gruppo.
Non pressa gli avversari, è sempre in allarme quando deve indietreggiare e non ha più capacità offensiva. Avrebbe avuto bisogno nel mercato estivo di eccellenti forze nuove, così come fece Ferlaino dopo il primo scudetto e il necessario repulisti. Per questo Napoli non è stato così. E, comunque la si pensi, ha fatto bene De Laurentiis a battersi il petto in un impeto di autocritica. A lui meriti e colpe, ma metterci la faccia non è da tutti. Chi sbaglia deve chiedere scusa e rimodulare il messaggio. Non solo per dare l’impressione di essere sincero, ma per insufflare il ragionevole dubbio di esserlo davvero.
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