Da Barcellona al futuro che Napoli fa?

Un ponte fatto di giorni e di attese divide il Napoli dall’appuntamento della stagione: il Barcelona. Sarà quel che sarà, tuttavia ai ragazzi con la maglia colore del mare toccherà buttare all’aria il tavolo delle incomprensioni e del campionato fallimentare. Sì, proprio da qui bisognerà iniziare se si vuol dare un senso alla stagione che seguirà.  Che Napoli farà da qui a quando il calcio - anch’esso prigioniero del virus - riprenderà il suo cammino? Beh, per ora le coordinate sono ancora da definire. De Laurentiis distribuisce gioie (“Osimhen, sfida per un ciclo vincente”) e dolori (“Milik via senza sconti. Se resta potrebbe non giocare”), e non rinuncia al suo ruolo di presidente “tutto di un pezzo “, così che non parla di un’annata buttata nel cestino (certo la Coppa Italia ha lenito un po’ di pena), né fa autocritica. Né - e bisogna dirlo -  si sono lette e udite domande in tal senso nell’ultima intervista urbi et orbi. 
Ma tanto c’è Osimhen. Alla pressione di essere l’acquisto più costoso nella storia del Napoli e il calciatore africano Under 21 più pagato di sempre, per il celebrato centravanti nigeriano si aggiunge il contesto: arriva in una squadra che ha un disperato bisogno di gol. Da subito. E li vorrà da lui, classe 1998. Un bel peso e un futuro tutto da scoprire. Già, il domani di questo Napoli che, però, tatticamente s’indebolisce sempre più -tranne sviluppi allo stato imprevedibili -: stiamo scrivendo di Callejon. Ci son due modi per raccontare il suo profilo di grande equilibratore di una squadra. Il primo è annidato in un campo di calcio (Palermo-Napoli del 2016), quando per un'ora e passa, Callejon è stato terzino e poi un goleador. Quella fascia destra percorsa avanti e indietro per una vita da “tornante”. Sono questi i due aspetti nodali, i due paradigmi del Napoli che verrà: tutto ciò che è stato (Callejon) e ciò che sarà (Osimhen).n

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