Vittime di depressione... calcistica

Un pareggio col Torino, strappato con i denti e non so   con che cos’altro. In sette giorni due sconfitte e un pareggio. Totale: un punto. 
Chi si aspettasse dal Napoli, ora in discussione, almeno
un riassunto degli  obiettivi strategici, resterebbe sicuramente deluso.  La partita di ieri introduce ben poche novità e molti punti oscuri e noti. Già, perché le cose non vanno assolutamente bene. Pesano le assenze, ma manca soprattutto imprevedibilità; una manovra e un gioco molto spesso “monocolori”. E la condanna arriva dai numeri, troppi in negativo.
Il Napoli in casa ha già lasciato otto dei ventuno punti disponibili. Ora non resta che rialzarsi. Già, perché la curva della classifica è in discesa e può avere due effetti: o schiacciarsi sulla propria depressione calcistica 
oppure ricevere la scossa da un imperscrutabile Dio del pallone.
Che sia la volta buona? Vedremo presto la catarsi dei risultati? Perché di questo i tifosi napoletani hanno bisogno: concretezza, tempi certi, soluzioni all’altezza dei problemi, soprattutto quelli generati o amplificati dalla delusione di un’ennesima partita sbagliata.
Resta, tuttavia il dubbio se questa squadra voglia davvero credere in se stessa. E ciò per una serie di buoni motivi: a) è svanita la voglia di riscatto del Napoli reduce da due sconfitte di fila e tre giorni di ritiro; b) è passato in cavalleria il rientro di Insigne dalla squalifica: è stato, comunque, il trascinatore e l’autore di un magnifico (per il gol, solo per il gol) 1-1; c) la sentenza del Coni, avrebbe dovuto aggiungere motivazioni a quel mare di grinta che Rino Gattuso sa trasmettere e invece...
C’è altro però. Il calcio non possiede l’unità di misura per farsi interprete di vicende personali. E non possiamo confondere la passione per le vittorie con il toccasana per tutto e tutti.  Da qui Rino Gattuso e la sua malattia. Uomo verticale che non si vergogna di indossare le proprie idee e una parlata sempre chiara, schietta. Il simbolo di quella che oggi chiameremmo una idea  liberale del calcio, ma che in Italia, sembra essersi dissolta. E quella di Gattuso, purtroppo, diventa solo una rivoluzione a tiratura limitata, però vuoi mettere la soddisfazione di sparigliare il pallone.

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