Perdere la testa

Chi sale precipitevolissimevolmente dovrebbe mettere in conto il rischio opposto, cioè il repentino ritorno alla casella inferiore. Capita in ogni arte e mestiere. Capita, e negli ultimi anni con esempi eclatanti, anche nel calcio. La conquista non stop del vertice scudetto è operazione complessa e riesce a pochi. Ma altrettanto importante è la manutenzione di una costanza di rendimento e risultati: di esempi questo Napoli ne ha dati.  Anche se aver lasciato il primo posto dopo 70 giorni è stato certo un segnale poco piacevole.  Nel doppio match con la Lazio, la Conte band non ha prestato la necessaria attenzione, come se piantare la propria bandiera in vetta fosse garanzia di un imperituro diritto a restarci. 
Da stasera Conte si ritrova esattamente alle prese con questo tipo di problema: come mantenere il Napoli sempre sul pezzo dopo due sconfitte in quattro giorni, per di più con la stessa avversaria: la Lazio. 
Se si guarda intorno, troverà due esempi che potrebbero aiutarlo a riflettere: Maurizio Sarri e Luciano Spalletti . Entrambi, per un certo periodo, hanno avuto in mano il Napoli e il campionato. Entrambi, in tempi e modi diversi, si sono giocati la grande occasione. Certamente il secondo. Con ancora margini di recupero, ma non dimostrati, il primo. Anche se ritornare nel cuore di una piazza come Napoli è quasi più difficile che entrarci la prima volta.
Amaro il primo inverno del Napoli, va sotto verso il finale perché alla Lazio riesce almeno il gol, al Napoli neppure quello. Un attacco smarrito confonde anche le vittorie recenti. E infonde il timore di non essere abbastanza grandi contro squadre di pari forza e dignità.
Che fare? Sullo 0-1 Conte manda i rinforzi. È il primo disperato, ma risoluto tentativo di cancellare con una spugna oltre un’ora di partita non partita.

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