Finalmente Benitez...

Finalmente Rafa Benitez, il tecnico che tutta Europa ha saputo apprezzare per il suo tatticismo quasi maniacale, per le sue 9 coppe (più la Supercoppa e la Coppa Italia con il Napoli) un po' per tutto il continente. Il sistema di gioco del tecnico iberico lo ha portato a costruire un palmarès di tutto rispetto ma in Italia continuava ad essere considerato uno Zeman vincente. Un'idea fuorviante che è andata via via delineandosi dopo l'esperienza all'Inter e in quest'anno e mezzo di Napoli, ma chi ha mai visto una partita del vecchio Benitez sa che il suo gioco è quello espresso a Roma con la Lazio o a Firenze con i Viola. Il possesso palla c'è sempre stato, mai sterile, sempre finalizzato a centrare l'obiettivo con una caratteristica principale ben marcata: un accorgimento tattico all'italiana. Attenzione ad attribuire un'accezione negativa, poi, a questo 'gioco all'italiana', vorrei ricordare a tutti coloro i quali non apprezzano tatticismi e accorgimenti difensivi che con questo metodo di gioco l'Italia ha vinto quattro mondiali andando per anni ad insegnare calcio in tutta Europa conquistando titoli su titoli, e lo sta facendo tutt'ora. Il 'contropiede', termine coniato da uno dei più grandi giornalisti sportivi come Gianni Brera, viene ancora oggi considerato una tattica da provinciale. Non c'è dubbio che gli italiani siano i massimi esponenti di questa espressione di gioco, già agli inizi del '900, quando l'allora football fu portato in Italia, si sentì subito l'esigenza di creare spazio alle spalle della difesa avversaria per facilitare le ripartenze. D'altronde l'allenatore vincitore dell'ultima Champions è un italiano e non c'è squadra che applichi meglio del Real Madrid il classico (ma sempre funzionale) difesa e contropiede. Rafa ha sempre giocato proprio come Carletto Ancelotti, ed è sempre stato anche criticato sia dalla stampa che dai suoi colleghi prima spagnoli e poi inglesi. Da quelle parti non può essere ammissibile pensare di dare così tanta importanza alla fase difensiva, ma nel frattempo mentre gli altri prendevano 3 gol a partita, il grande uomo dalle scocche rosse in viso vinceva 'solo' a livello internazionale due Europa League, una Champions, una Supercoppa UEFA e un Mondiale per club, senza neanche contare i due campionati vinti con il Valencia, le due coppe di lega con il Liverpool e altre 'coppette' varie. Forse con un gioco meno spettacolare, meno spumeggiante, ma alla fine non è importante a quale linea di pensiero appartengano gli allenatori, se a quella di Mourinho o a quella di Guardiola, a parlare saranno sempre e solo i loro trofei vinti ed un calcio spettacolare ma non vincente non ha mai fatto gioire nessun tifoso nè fatto diventare grande nessun club.
Twitter: @LeonardoVivard

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