Ciao Kobe, ci rialzeremo come vorresti tu ma adesso lasciaci soffrire

Che posso dire, che devo scrivere? Nonostante il mio lavoro e il modo in cui da fuori posso apparire, quando si tratta di parlare di me, delle miei emozioni, sono davvero di poche parole. Con te farò un eccezione. O almeno ci provo. Perché sono le 3 passate e questo silenzio assordante mi uccide. Perché rifugiarsi nella scrittura è quello che facciamo quando stiamo male. Ho chiuso i social. Le immagini di te fanno troppo male. Non sono riuscito a vedere Dear Basketball e non credo che lo farò mai più. Anche se probabilmente le tue parole sono l'unico modo che possa far capire agli altri il mio amore per il basket. Già, le Tue parole. Vedi Kobe, tu sei sempre stato, cestisticamente parlando, il tipo di giocatore che io non sono stato e mai sarò. Talento a parte. Tu ami tirare, segnare e giocare da solo (sull'isola direbbe Tranquillo). Io amo passare, difendere e il gioco di squadra. Tu vivi per il punto. A me di farne non me è ne mai fregato nulla. Tu ti prendi sempre il tiro. Io amo fare un assist. Ma io amo il basket, tu ami il basket. Anzi amavi. Parlare al passato di te non sarà facile. La verità Kobe è che insieme a MJ (che però di fatto non ho mai visto giocare) e Curry sei sempre stato il mio mito. E ora posso anche confessarti che quando hai battuto i miei Celtics alle Finals ho sorriso. Perché facevo il tifo per te, come sempre. Per quel campione, quel fenomeno, che parlava italiano. Ricordo ancora quando lo scoprì. Era per via di quella lunga intervista a Sportitalia. L'unica cosa buona mai fatta da quella televisionaccia. La verità Kobe è che tu sei tutti noi. Tu sei la mambamentality, uno stile di vita. Volere qualcosa con tutto se stessi e dare tutto per ottenerla. Ma tu sei il basket. E sempre lo sarai. In ogni tiro preso in sospensione mano in faccia e marcato da tre avversari che qualcuno si prenderà. Al campetto, in serie A, nelle minors, in Nba. Dal bimbo egoista allo pseudo giocatore fuori forma. Insomma da un qualcuno che sogna la gloria. Maschio o Femmina. Grande o piccolo. E pazienza se quel il tiro uscirà (perché uscirà). Ci riproveremo ancora, ancora e ancora. Perché tu hai insegnato così. 3...2...1.... prima o poi quella palla entrerà. La verità è che tu non morirai mai. Lo sapevamo ma avremmo voluto aspettare a scoprirlo. Ci rialzeremo, perché ci hai insegnato così. Anche se è durissima. Ti piange (davvero) anche chi non ti conosce. Quante cose ancora vorrei dirti e lo farò ancora tutte le infinite volte in cui ti penserò. Ciao Kobe, un abbraccio forte a Gigi. (Iava out).

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