Buona domenica, ma al Verde

Nella felice giornata del Napoli, sesto “happy day” per partite vinte in campionato e coppa, un ragazzo di 19 anni di Napoli, ironia della sorte, tiene ancora a distanza dalla Roma la “cuadrilla” di Benitez. Si chiama Daniele Verde questo ragazzo che a Cagliari ha servito alla sua squadra, quella giallorossa, tre punti che hanno il sapore della manna dopo il buio nell’avvio del 2015. Ma tant’è, il Napoli continua a inseguire e non molla nemmeno quando l’ormai abusata tela di Penelope (l’attacco compone e la difesa disfa) mette a rischio il 2-0 con l’Udinese, per un’azione difensiva da pollame di batteria, complici Rafael con Albiol e Britos. Sì, perché il Napoli praticone e sbrigativo continua a tenere la scena, grazie a un gioco più concreto e redditizio di quello di tempo fa, forte pure d’un bel numero di calciatori di qualità. Già, come il ragazzo di Soccavo, giocava con l'Inter Pigna, che a Cagliari ha rimesso la Roma in corsa e ci ha fatto recriminare due volte. Una per l’occasione perduta, l’altra perché giovane napoletano che non gioca col Napoli. Daniele va a ingrossare la schiera dei talenti in fuga da una regione, la Campania, che è una miniera incastonata di potenziali preziosi calcistici. Tuttavia questo malessere è purtroppo generale e riguarda tutta l’Italia del pallone. Unni e Visigoti dotati di vario acume calcistico (troppo spesso tutt’altro che campioni, anzi) assediano da ogni parte le nostre povere e desolate terre. Si sa: dura da un pezzo, è sempre peggio — su cento calciatori in serie A, ormai sessanta sono stranieri — ed è giusto tentare qualche rimedio. Eppure basta spostare lo sguardo oltre le Alpi per accorgersi che i retrogradi siamo noi. I tedeschi, più evoluti, oltre che molto più ricchi, da almeno un decennio lavorano su vivai, istruttori e integrazione etnica: ben oltre le quote fisse, è il livello medio generale a essersi innalzato. Da noi gli stranieri continueranno ad arrivare in massa, alcuni utili, molti superflui dal punto di vista calcistico, ma preziosi per accomodare i bilanci, illudere i tifosi e fare affari con i mediatori internazionali (un po' a te, un po' a me, un po' a lui).  Se le nuove norme facessero sistema, si eviterebbe di cadere in uno sterile protezionismo e vedremo forse le premesse di una vera crescita, alla faccia dei Visigoti.

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