L'Internapoli, la "cantera" della Campania. Il presidente: "Con noi si arriva in alto"

Una volta a Napoli non esisteva solo il Napoli che noi conosciamo come le nostre tasche, ma esisteva un’altra società che militava nelle serie dilettantistiche ed era quella dell’Internapoli. Originariamente del Vomero, la società nacque nel 1909 (prima ancora della SSC Napoli fondata nel 1926) e successivamente si spostò ai Camaldoli dove vinse una Serie D nella stagione 1966-1967 e militò per 4 anni nell’ex Serie C, una Coppa Italia Dilettanti (’81-’82) e un campionato di Eccellenza (’91-’92). Titoli di tutto rispetto nel palmares di questa squadra, ma dalla Campania aveva dato via alla tradizione di lanciatrice di talenti indiscussi e giocatori di spessore come l’intramontabile Giorgio Chinaglia  e Giuseppe Wilson, il trascinatore e il capitano della Lazio Campione d’Italia della stagione 1973-1974, o anche giocatori dei giorni arrivati in nazionale come Salvatore Bocchetti che milita nelle file dello Spartak Mosca. Oggi l’Internapoli non ha più una prima squadra e ha mantenuto il proprio nome, la propria sede ai Camaldoli con il complesso sportivo Kennedy, soprattutto continua quella tradizione di talenti con una società organizzata nei minimi dettagli e dotata di allenatori preparati che forgiano i loro calciatori per fargli inseguire il sogno di giocare a pallone nella loro squadra del cuore. Dal 2011, il presidente Raffaele D’Auria ha dato il via ad un progetto di valorizzazione di piccoli giovani e i primi risultati sono ottimi con la cessione di molte promesse a squadre come Napoli, Milan e Juventus. Abbiamo avuto modo di incontrare il presidente D’Auria e farci spiegare l’attuale realtà dell’Internapoli.

 

L’Internapoli ha dato via ad un progetto nel 2011 che prevede valorizzazione dei giovani con eventuale cessione a squadre professionistiche. Quali sono stati i primi risultati del progetto? Quali previsioni ha per il futuro?

“In termini qualitativi, possiamo dire che ogni anno almeno 10 dei nostri ragazzi vanno a società professionistiche e questi sono risultati di grande importanza. Negli ultimi tre anni ci siamo ulteriormente rafforzati su questi numeri e questo ci permette di fare sempre di più, credere nelle nostre idee e nei nostri ragazzi. In termini numerici, abbiamo rafforzato la nostra base che è fondamentale per i nostri ragazzi più giovani e così facendo si può garantire una possibilità maggiore a loro di essere presi da società professionistiche. Le squadre delle categorie più grande le abbiamo diminuite per puntare a rafforzare la nostra base di partenza”.

Come è strutturata la sua scuola calcio e quanti gruppi ci sono? In che modo seguite il loro sviluppo e quali sono i valori che gli insegnate?

“I punti forza della scuola calcio sono gli istruttori e la struttura. Chi segue i nostri ragazzi sono qualificati e facciamo gruppi non molto folti, nei quali ci sono minimo un istruttore che è affiancato da un’altra persona e così facendo possiamo lavorare meglio sul singolo bambino, garantendo a tutti una propria formazione e possiamo seguire uno dei nostri principali obiettivi. La struttura per noi è fondamentale perché è la più grande in Campania ed è dotata di tredici campi: due campi da calcio a undici, quattro campi da calcio a otto, due da calcio a nove, tre da calcio a sei, due da calcio a cinque . Ovviamente questo ci permette di accogliere più ragazzi possibile, seguirli nel loro percorso e di poter svolgere qualsiasi tipo di allenamento. Altro nostro obiettivo è far divertire i ragazzi più piccoli e falli crescere in un ambiente sano”.

Siete tra le scuole calcio con più iscritti (Dato FIGC) e il vostro obiettivo è 500 iscritti. Come si può raggiungere questa cifra per l’Internapoli?

“Ci tengo a dire che abbiamo tagliato molto sui settori dei più grandi e la nostra strategia è puntare a creare una base solida e forte. Abbiamo dovuto rinunciare su qualcosa per poter permetterci di attuare questa strategia per noi importante e che porterà col tempo i suoi risultati. Infatti faremo poche squadre delle categorie dei grandi, cioè una Juniores e una Allievi quando prima ne avevamo molte di più. A 500 iscritti si arriva curando i particolari con i più piccoli, seguendoli non solo sotto l’aspetto calcistico e essere informati soprattutto sul loro percorso scolastico che sta alla base di tutto. Il nostro motto è “il lavoro nei minimi dettagli” che se è fatto come si deve ripaga sempre”.

Può indicarci qualche giocatore ceduto alle squadre professionistiche e qualcuno che secondo te già pronto al grande salto?

“Sicuramente Bruno Umile, classe 2003, che è stato preso dal Napoli e per noi rappresenta una grande soddisfazione dopo il lavoro svolto. Vi confesso che Gianluca Grava, il Responsabile del settore giovanile azzurro, ha definito il ragazzo il “nuovo Insigne” e questo ci dà grosse soddisfazioni. Altri due sono  Antonio Riccio e De Stefano che sono passati al Palermo e De Stefano è stato anche convocato nella nazionale della sua categoria. Segnalo anche Asleem Zito che è nel giro della prima squadra della Reggiana. Poi ci sono anche altre squadre come Milan e la Juventus che ha fatto svolgere dei provini a quattro nostri ragazzi nell’ultimo periodo, ma il Napoli è quella più interessata ai nostri giovani. Dire uno specifico un nome di un nostro ragazzo pronto al grande salto non è giusto nei confronti degli altri, ma sono tanti e questo ci fa capire che la strada intrapresa è quella giusta”.

Chi entra per la prima volta nell’Internapoli cosa si deve aspettare?

“Dipende dall’età e dalla formazione. Chi incomincia con noi saprà di essere in una seconda famiglia, di poter lavorare con allenatori scrupolosi e il genitore troverà persone che seguiranno il ragazzo a 365 gradi. Mentre i più grandi possono fare questo sport in un ambiente aperto, avere la loro occasione in ogni momento e chi è dotato può puntare a realizzare il grande sogno di giocare a pallone perché sarà visionato da più di una decina di squadra professionistiche”.  

 

 

 

 

 

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