In Spagna, Olanda, Inghilterra forse è una teoria che continua a valere nei campionati, ma in Italia no. Non c'è, non c'è mai stata e non sarà mai applicabile al nostro calcio. D'altronde la storia è ciclica e si ripete, dal dopoguerra ad oggi, dopo il calcio pioneristico, la stragrande maggioranza degli scudetti sono stati ottenuti con la miglior difesa e più in generale con un ottimo attacco. Col passare degli anni quest'aspetto non solo non è andato evolvendosi, ma si è addirittura rafforzato. Senza scavare troppo nella storia calcistica, questo è il quarto anno che la Juve domina un campionato stracciandolo praticamente già a gennaio (primo scudetto escluso). I bianconeri sono stati per tutti e quattro anni la miglior difesa e solo una volta il miglior attacco (!). La matematica dalle nostre parti non è un'opinione, perchè ci si meraviglia ancora così tanto nell'ambiente napoletano della distanza dal primo posto se a due giornate dalla fine gli azzurri hanno subito 47 gol, gli stessi dell'Empoli che attualmente è in sedicesima posizione. Nelle prime dieci squadre, gli azzurri sono la seconda peggior difesa, solo il Torino (decimo appunto!) ha fatto peggio. Con questi numeri o ti chiami Barcellona/Real Madrid e riesci a compensare questi 47 gol in 36 partite con più di 100 reti all'attivo oppure, c'è poco da fare, in Italia soccombi. Non a caso il Napoli ha lo stesso attacco della Juve, 67 gol a testa, ma i 21 subiti dai bianconeri sono meno della metà di quelli presi dalla difesa di Benitez. Senza sottolineare che la fase difensiva sia tragicamente peggiorata rispetto all'anno scorso, 47 (e non è ancora finito il campionato) contro i 39 della passata stagione (che già rappresentavano un dato negativo), Benitez e il suo staff deve fare i conti contro una media di gol subiti terrificante: 1,3 reti a partita, vuol dire che il Napoli parte praticamente sotto 1-0 (se non di più) contro qualsiasi avversario. Nel calcio non s'inventa niente, ancor meno in quello italiano, ed esportare metodi spagnoleggianti su campi come quello di Verona, Bergamo, Torino, Palermo, Empoli, Parma non ha mai prodotto i frutti sperati. E' più facile cambiare allenatore che con il proprio allenatore cambiare il campionato in cui si gioca. Non è un invito a cacciare Benitez questo, ma alla riflessione. Qualsiasi tecnico, anche della primavera, in futuro si voglia prendere, deve avere la consapevolezza di giocare nel campionato più difficile (e non per questo il più bello) al mondo, e con l'umiltà di chi si sa adattare a questa condizione essendone consapevole fin dagli inizi potrà costruire qualcosa di veramente degno per questa squadra.
[ Leonardo Vivard ]
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