"Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l'altro, fino alla disfatta. Siamo all'inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell'inferno un centimetro alla volta. [...] La vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po' in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire".
E' una parte del lungo monologo di Al Pacino nei panni di Coach Tony D'Amato in "Ogni maledetta domenica", una bibbia per gli appassionati di sport. E' l'emblema dell'agonismo, della voglia di vincere e di sudare, della voglia di lottare per poi festeggiare. E' l'emblema dei valori dello sport. Tutto quello che al Napoli è mancato a Kiev. Tutto quello che, a ben vedere, è sempre mancato al Napoli di Benitez. Al di là della sfortuna, degli errori gravi dell'arbitro e di tutte le coincidenze che fanno parte di una partita di calcio. Ed in senso più generale, al di là dei risultati della squadra, sia quando sono stati positivi sia quando le cose sono andate male. Questa squadra non ha mai mostrato la giusta passione. Non si sono quasi mai viste quella grinta e quel carattere che ti portano a lottare "per ogni centimetro", su ogni pallone, in ogni gara, "ogni maledetta domenica". E questo si evidenzia anche nelle presenze, o meglio, nelle assenze al San Paolo. In questi due anni, nonostante si siano giocate partite di grandissima rilevanza e si siano ottenuti pure buoni risultati, il catino di Fuorigrotta non si è riempito così tante volte come ci si poteva aspettare. E soprattutto alla prima delusione prendeva a svuotarsi già alla gara successiva. Probabilmente questo accade perchè in questo Napoli non si è mai notata quella voglia di vincere che c'era, visto che il paragone sta tornando a farsi vivo nei discorsi dei tifosi, nel Napoli di Walter Mazzarri. Allora gli azzurri non avevano raggiunto questo grado di internazionalizzazione, non avevano il gioco offensivo e arioso che ha portato Benitez, ma avevano carattere da vendere. "Palla lunga e pedalare" era uno degli schemi preferiti dagli azzurri, e il contropiede era l'arma più utilizzata. Ma lì, in linea generale, si lottava per ogni centimetro. Chi non ricorda il carattere dei napoletani Cannavaro e Grava, le magliette sudate di gente come Pazienza ed Aronica, i ripiegamenti difensivi di Cavani che quasi facevano commuovere. Oggi - come ben sottolinea la collega Monica Scozzafava sul Corriere del Mezzogiorno - vediamo un Higuain indolente, un Albiol che sorride dopo le sconfitte, quasi nessuna maglia sudata. E' proprio questo quello che manca al Napoli di Benitez, la voglia di lottare su ogni centimentro, che poi è la differenza tra vivere e morire.
Ed allora chiudiamo così come avevamo cominciato, con le parole di Mister Tony D'Amato: "E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?"