Da Fuorigrotta a Fuorigrotta: l'annata altalenante di un allenatore testardo e di una squadra presuntuosa

Dopo la presa di Wolfsburg la maggior parte dei tifosi del Napoli davano, quasi per certo, il raggiungimento della finale di Europa League a Varsavia, purtroppo non è andata così visto l'eliminazione contro i modesti ucraini (maestri nella fase difensiva) del Dnipro in semifinale. Era il momento di mostrare a tutti quanti di meritarsi l'appellattivo di fuoriclasse ma, Gonzalo Higuain, ha preferito mangiare al ristorante e andare a ballare, fallendo l'occasione di una vita: è da 26 anni che la città spera in una finale europea, ma solo Maradona ha dato questa gioia ai napoletani; l'argentino ha deluso tutti, diventando, insieme a Benitez, il capo espiatorio di questo anno fallimentare: non scordiamoci anche della semifinale di Coppa Italia in cui, lo stesso Pipita, ha dimostrato una presunzione e un nervosismo fuori dal comune, fallendo molte occasioni da gol, tra l'altro molto ghiotte, e sbraitando come un matto contro i suoi compagni di squadra, giustificandosi di non essere assistito a dovere (vorrei ricordare che Toni, 37 anni, guida la classifica marcatori con 21 reti, cinque in più dell'argentino). Altro fattore fondamentale è stata la testardaggine del 're di coppe': il suo modulo, il 4-2-3-1, ha permesso a molte squadre avversarie di poter perforare facilmente la difesa e battere il portiere; la manovra era, ed è tutt'ora, troppo macchinosa, con pochi tiri in porta e il solito gioco sulle fasce (nessuno ha mai visto un colpo di testa su un cross dell'esterno); giocatori fuori forma ma in campo nell'undici titolare, come ieri quando lo spagnolo ha mandato in campo Callejon, il solito fantasma, Insigne, inesistente da almeno tre partite, Gargano, Ghoulam, l'esterno che non sa difendere, e Higuain, mister quaranta milioni che non riesce nemmeno a superare in velocità Ogbonna (non certo il Bolt della situazione); ancora una volta ha lasciato in panchina Hamsik e Gabbiadini, optando per un attacco inedito. Abbiamo conquistato la Supercoppa italiana, ma quelle due semifinali, perse come polli, gridano vendetta; questa squadra è molla, non ha cattiveria ma, soprattutto, molte volte si dimostra presuntuosa, sottovalutando spesso l'avversario e sbagliando numerose occasioni da rete. Oramai la qualificazione (un vero e proprio miraggio) in Champions dipende dal derby della capitale di domani, però fa rabbia non aver vinto contro Palermo, Atalanta, Inter, Empoli, Parma e il Milan (all'andata): in questo modo si poteva già programmare la prossima stagione calcistica; bisogna ripartire da zero, vendere giocatori non idonei alla causa, non si deve per forza acquistare i campioni e i fenomeni, però non voglio rivedere l'anno prossimo il fratello di De Guzman e il cugino di Michu. Quasi sicuramente Pepe Reina tornerà all'ombra del Vesuvio, lui sarà il primo tassello del Napoli che verrà insieme ai vari Mertens (uno degli ultimi ad arrendersi), Maggio e Insigne, sperando di poter vedere alzare in cielo dal nostro eterno Marek Hamsik una coppa europea o quella del campionato.
 
 

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