Addio Petisso, maestro di vita innamorato di calcio e ironia. Ricordo un tuo ultimo incontro con Corrado Ferlaino, il tuo presidente. Era a casa tua, in via Manzoni, eravate su un balcone che guarda il San Paolo, il vostro stadio, lo inaugurasti proprio tu, battendo la Juve di Sivori e Charles. E con Ferlaino vi abbracciavate con gli occhi. «Sei stato un tifoso vero, più che il padrone del Napoli», dicevi, e raccontavi di un aneddoto di scuola elementare (storia o geografia, non ricordo). La faccia che ti si illuminava parlando di Napoli: «La città più bella del mondo: allegra, forte per noi venuti da un altro paese. Tutti insieme uniti dalla forza delle differenze. Porqué l'uomo è scambio y adaptamento». Ti vestisti con la maglia non della tua Argentina, ma della Nazionale nel '52, in campo solo una volta. Ferlaino mi disse che eri una delle ali (oggi vi chiamano esterni, strappando l'ultima nota di poesia alle parole del calcio) più forti che avesse mai visto. Sorridevi compiaciuto: «Mi chiamavano il Petisso, il piccoletto, ma pure l'uccellino». D'altra parte, se non sei bravo non giochi per diciotto anni di fila: dal River Plate al Napoli e poi altrove. «Come giocatore a volte ho rubato stipendio, come allenatore no». Smise di giocare a Scafati. «Il pallone va più veloce di miei piedi, stop». Allenatore di squadre grandi e squadre piccole. Dal Savoia al Panathinaikos passando per il Napoli. Teneva lui conferenze ai giornalisti, li imboniva divertendoli. Fu un parente marchigiano - il papà era di Montelupone - a portarlo in Italia dicendogli che lo voleva la Roma. Da tecnico costruì, con Merlo, Chiarugi e Amarildo, la Fiorentina dello scudetto. Era un gruppo molto unito, che faceva pure la formazione, disse qualcuno. Pesaola ci rideva su: «Noi una squadra democratica, tutti possono parlare, poi decido io." Con il Napoli ha vissuto, lottato e vinto. strappandolo alla retrocessione e portandolo alla Coppa Italia quand'era in serie B. Ma il capolavoro ha le cifre di un anno indimenticabile: 1968, il Napoli finì al secondo posto, sfiorò lo scudetto. Sarebbe stato il sogno del Petisso, ma le migliaia di messaggi web dicono che, anche così, tanti gli hanno voluto bene.