Quando il capitano diventa la chiave della vittoria

La vittoria del Chievo è arrivata come una boccata d'ossigeno dopo un piccolo periodo di apnea, molto delicato e pressante, ma risolto da vera squadra e con le stesse certezze che hanno carettirizzato il Napoli: Higuain ha confermato che la sua "pausa" dal gol era passeggera, Jorginho è tornato a orchestrare il gioco degli azzurri con precisione, una cosa che a Firenze è mancata molto e si è visto, Goulham è stato più incisivo che mai e Hamsik è tornato ad essere decisivo come lo è stato in numerose occasioni in questa stagione, come contro il Torino e la Sampdoria nelle quali è andato in gol. Anche contro il Villareal è riuscito a regalare una speranza agli azzurri per il passaggio di turno in Europa League, ma quando ci si mette la fortuna contro, c'è poco da fare. Proprio in queste ultime partite si è capito che Hamsik è decisivo quando entra bene in partita e altrettanto pesa il suo mancato apporto alla gara, quando non riesce ad essere incisivo e ciò si è sentito proprio negli ultimi appuntamenti più importanti contro la Juventus, il Milan e la Fiorentina. Davanti al Chievo, il capitano è stato perfetto sull'asse di sinistra, servendo perfettamente Goulham che ha creato seri problemi ai gialloblù e fornendo l'assist del pari a Higuain. Con Reja e Mazzarri, lo slovacco era decisivo con i suoi inserimenti e dopo due anni poco positivi con Benitez, Hamsik è diventato una chiave fondamentale per il sistema di Sarri, cercando di fornire i palloni giusti ad Insigne che dai suoi piedi può decidere come andare in gol: o sfruttando l'inserimento di Hamsik o servendo Higuain che aspetta solo di mettere il pallone in rete. Molto spesso, essere capitano non significa imporsi e alzare la voce, ma anche rimanere nell'ombra ed essere decisivo quando arriva il momento giusto.

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