Non c’è pari col razzismo

C’è un numero che si aggira e s’inerpica sulla classifica della serie A, segnala l’enorme distanza tra il Napoli e la zona Champions. Il pareggio con il buco intorno (ovvero la voragine difensiva, tipo l’1-0 dell’Inter) serve poco alla causa e porta solo un respiro di sollievo dopo un primo tempo incommentabile e una ripresa (in parte) che, comunque, ha mandato gambe all’aria l’Inter. E tutto sommato è andata pure bene.

Le note buone e meno liete della partita tuttavia non nascondono il peggio della serata. Guarda caso, proprio mentre il calcio scrive sulle proprie maglie “keep out the racism”, uno strano tipo (al  secolo Francesco Acerbi) bofonchia la parola “negro… di” a Juan Jesus. Una minaccia aperta all’uso di robaccia del genere, con l’unico effetto di avvitare ancor di più la spirale dell’odio reciproco, generando una escalation di inaudita ferocia, non solo di brutte parole.

La cortesia di Juan Jesus che ridimensiona la stupidità dell’avversario e la presunta pace auspicata non funzionano. Anzi. 

Dopo Juric che dice di sgozzare il collega e quell’altro allenatore che prende a testate un calciatore, anche la “parolaccia”’di Acerbi, purtroppo, farà sì che finisca tutto e sempre a tarallucci e abbracci. Già, ma con quale altro spot il calcio potrà salvare la propria faccia col razzismo e la violenza che si trascina dentro? Il mondo del pallone sta azzerando l’ultimo lembo di credibilità rimasto. Lo sport ne perderà.

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