Napoli, gli illusionisti della seconda squadra

Il riferimento e l’invito a creare una seconda squadra a Napoli, è una provocazione conseguente alla solita generalizzazione che alcuni fanno sui Napoletani. Si dice, “Napoli non è matura, ma ha bisogno di una seconda squadra... tutte le grandi città hanno un doppio sfogo..., lo stadio non è vuoto perché inospitale o per assenza di soldi, perché quando arrivano i top club si riempie”. Ed ancora, “la frattura con il presidente deriva dalla chiusura sui biglietti omaggio, sulla intransigenza rispetto ai rapporti tra i giocatori e le frange estreme”. Per poi concludere, in sintesi, “una II squadra ci libererebbe dall’infantile paragone con la Juve, con uno stadio da 100mila posti, i conti e bilanci saltati”. Due elementi di avviso contrario, sul tema in questione e sulle ragioni. Sul tema, chi parla di II squadra non sa di che parla, non conosce la storia. Il Napoli nasce il 25/8/1926 su iniziativa di un industriale napoletano, Giorgio Ascarelli, che assorbe piccole compagini per creare un punto di riferimento della Città. Il Napoli ed  i napoletani sono uniti indissolubilmente a vita. Il legame è scolpito nel marmo, in nessun posto al mondo si registra una tale “Identità”, di sentimenti, storie, passioni, sofferenze. Si, perché Napoli, i napoletani e la squadra del Napoli sono una storia di privazioni e di sofferenze, di solidarietà e di

migrazioni. Ed il Napoli è sempre stato il riferimento di coloro che hanno subito soprusi da parte dei grandi club del Nord, ricchi e potenti. Il riferimento quindi, “preistorico”, alla Samp ( che nasce nel 1946 per la fusione tra due squadre, una in massima serie senza fondi ), all’Inter ( che nasce il 9/3/1908, per un dissenso interno al Milan i cui responsabili non volevano arruolare stranieri ), alla Roma ( che nasce il 7/6/1927, anche per volontà del regime di riunire le squadre della Capitale, in un disegno disinnescato dalla Lazio, sorta il 9/1/1900 ) od al Torino ( nato il 3/12/1906 da parte di dissidenti della Juve), non è condivisibile. Il secondo attiene alle ragioni di uno stadio sempre più vuoto. Ecco che si arriva alla generalizzazione, quasi alla denigrazione dei Napoletani. Non vanno allo stadio perché si fa la guerra a chi ha detto stop ai biglietti omaggio ed alle frequentazioni con personaggi ambigui. Napoli, i tifosi del Napoli, la maggioranza, non sono quel migliaio di teppisti che pure vanno allo stadio. La maggioranza é composta da persone perbene che vorrebbe portare i piccoli allo stadio. Uno stadio che in 14 anni qualcuno  ha promesso di fare - da solo o senza il Comune- ma poi non ha mostrato neppure un modellino. Quel qualcuno che ha fatto mille promesse anche rispetto al percorso sportivo. Senza mantenerle. La maggioranza non vuole “vincere per forza” e non recrimina affermando “vinci solo tu”. Vorrebbe soltanto chiarezza e rispetto ( quante affermazioni denigratorie - in questi anni - frutto di generalizzazioni superficiali ! ) per i propri sentimenti passionali, unica motivazione del tifoso napoletano. Motivazioni che rendono possibile gli eventuali successi, in un rapporto che si vorrebbe di gratitudine unilaterale.

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