Il Napoli abbaglia ma non colpisce

Una sconfitta debole perché immeritata è un episodio, due sconfitte simili non sono un allarme, ma un caso. Il Napoli entra nella cruna dell’ago di febbraio in malo modo per i risultati perduti e per una buona dose di delusione, tuttavia non lancia segnali di debolezza, stanchezza o mala voglia. Vederlo in campo a Villareal piuttosto che a Torino consola il palato di chi chiede delizie di gioco al calcio. Andando, però, a tastare il polso alla squadra, durante e dopo le partite, ti accorgi che quella mole di possesso palla (tra il 55 e il 65%), quelle triangolazioni tra corsie esterne e centro abbagliano senza colpire. Perché il problema del Napoli oggi è l’impossibilità di dettare la propria legge del tutto e subito, ovvero andare in vantaggio immediatamente e tenere poi ben salda tra le mani le partita sino a diventare prepotente con gli avversari. Non accade da tre partite: Carpi, Juventus e Villareal (una vittoria e due ko). È successo, invece, in quindici partite vinte sul totale di diciassette.  Il perché cali la nebbia sulla fase d’attacco, la migliore arma del Napoli contro il golletto avversario dell’ultimo minuto, potrebbe non essere un mistero. Il modulo di Sarri prevede la finalizzazione della manovra attraverso la catena di sinistra (Hamsik, Goulham e Insigne) e, in maniera minore, da quella di destra (Callejon , Allan, Hysaj) che ha più compiti di copertura.  In questa cruna di febbraio gli esterni del Napoli non sono riusciti a infilarsi. Gli ostacoli sono tattici (corsie bloccate dagli avversari) e anche psicofisici: mancanza di lucidità, passo più lento etc. Ma non è tutto, incassare gol all’ultimo minuto da fuori area è sì frutto di sbandamenti difensivi (da Reina ai due centrali, ai terzini); ma sono sbagli dovuti all’affanno e agli sbilanciamenti con i quali si tenta di concludere partite ferme sullo 0-0. Rimedi? Manovra rivisitata, a partita in corso, per neutralizzare le contromosse avversarie – Sarri lo sta già facendo accentrando Hamsik e avanzando Callejon – e, soprattutto turn over autentici e non ribaltoni dell’ultimo minuto in ossequio a un illusorio manuale Cencelli del pallone, dove giocano tutti,  ma nessuno gioca bene.

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