Una stagione da bocciare

A colpi di promesse non realizzatesi, il Napoli ha aperto un fronte di cocente delusione. Materializzatosi con l’uscita dalla Europa League, l’essere relegati a un secondo posto che ha più disistima che virtù, con quei diciassette punti di freddo distacco dalla Juve, e cacciati fuori dalla Coppa Italia e dalla Champions.

Adesso, comunque andrà il resto di questa grigia stagione, si para davanti un Napoli definitivamente e inspiegabilmente insufficiente e snaturato. Perché toccare il 4-3-3 che era l’arma vera del Napoli, ideale per una squadra così popolata da esterni e mezze punte? E poi perché proporre una sorta di 4-4-2, abortito sul nascere perché privo di un regista vero e due esterni d’attacco? Il risultato é quello che abbiamo sotto i nostri occhi. Il Napoli,  in questi ultimi mesi di declino, ha avuto lezioni da più parti e le mosse che farà da qui in avanti racconteranno quanto vorrà tenere conto di quello che ieri è altre sere ha imparato, o anche solo scoperto. Di sicuro quello ancelottiano oggi è un mondo scombussolato: la gente s’è accorta che esiste un modo di giocare strettamente connesso al modo di vincere, qualcuno ha provato invidia, qualche altro nostalgia. E i più pessimisti, preoccupazione. Il modo della sconfitta di ieri notte, più che la sconfitta in sé, finirà per indirizzare il futuro, anche se per adesso l’urgenza di una nuova idea di calcio  sembra avvertirla principalmente la parte della tifoseria ostile a De Laurentiis e/o ad Ancelotti, o perlomeno satura di loro. Tuttavia c’è  il rischio che la condizione più fertile diventi quella di buttare via il bambino assieme all’acqua sporca. Tutto, invece, collima perché cominci il secondo anno napoletano  di Ancelotti, ma prima occorre che i due si incontrino (dovrebbe accadere entro la fine del mese) e che discutano dell’evoluzione dei programmi. E qui non è detto che collimi di nuovo tutto. 

Questo è il confine tra il Napoli che

è stato e il Napoli che sarà, quella ri- ga che aveva cominciato a tracciare la squadra d’attacco e di avventura, rimasta negli occhi di molti. A cavalcioni su quella linea resiste un’idea di rinnovamento: l’irresistibile vento della freschezza oltre a una necessità di avere mentalità e autorevolezza. Il Napoli è imploso con tutti i suoi limiti di gioco. È quello che verrà dovrà non solo imparare a divertirsi, ma anche avere affianco qualche calciatore di notevole levatura. Aiuterà a vincere. 

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