S’intravede di nuovo concretezza

Feroce per determinazione e controllo degli spazi, compatto quando c’è da serrare le fila, lucido e  implacabile al momento di colpire e affondare il rivale. Alla fine nello spogliatoio del Napoli si respirava l’euforia tipica delle grandi imprese, ma era solo il Parma. Tuttavia l’impresa c’è stata, quella di aver cancellato - e si spera per sempre -  l’astensione del gol ed è ancora più giustificata dalla ritrovata autostima dopo un periodo di carestia mentale e tattica. Si dirà, ma il Parma sembrava uno sparring partner? E pure all’andata ne avevamo fatti tre... etc etc. Beh, più che una critica, qui non si vuole comprendere. Non si tratta di valutare solo l’avversario, ma di capire che i momenti brutti vanno e vengono. «Siamo stati bravi a marcare Gervinho ed evitare il contropiede, anche su Inglese, poi la differenza l'ha fatta l'aggressività nostra»: spiega Ancelotti recitando i classici trucchetti dialettici degli allenatori esperti che alimentano le speranze della squadra. Fatto sta che se al Napoli, che da cinque giornate non prende gol, riuscisse di prolungare questa serie positiva anche in attacco sino allo scontro e dopo con la Juve (match tra sette giorni), ecco che la stagione si avvicinerebbe in termini probabilmente definitivi a una piccola grande impresa. 

Finalino con un atto dovuto: il ritorno sulla partita. Il Parma non è riuscito a tenere a distanza questo treno azzurro piombatogli addosso per almeno tre fattori: a) una fisiologica distrazione generale; b) la giornata di scarsa vena di Gervinho; d) gli errori commessi in fase difensiva. Ma tant’è. Guai a far arrabbiare il Napoli, quando lo si affronta con sufficienza e soprattutto quando si parla di crisi del gol. Per gli azzurri parlano i numeri: 64% di possesso palla e tanto cinismo con 5 tiri nello specchio e 4 reti realizzate.

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