Liverpool-Napoli... e nel dopo partita vincono le bestie

Avevamo preso i posti in prima fila, settore ospiti di Liverpool-Napoli. Il campo era a 3 metri da noi, lo stadio pieno di luce e dell’emozione di poter passare agli ottavi. Eravamo carichi di entusiasmo, selfie e storie su Instagram. Poi sono arrivati i gruppi, che a male parole e minacce ci hanno fatto spostare, perché quello era il posto loro “per anzianità”, e non perché l’avessero prenotato o fossero arrivati prima loro. Ma fa niente, anima in pace e ci troviamo altri posti. Siamo qui per festeggiare, per divertirci, e qualsiasi posto ha una vista perfetta ad Anfield. Ma la partita va male. I nostri tifosi in piedi sui seggiolini, a urlare e inveire contro la tifoseria inglese seduta e composta. Tanti i bambini, i ragazzi e le famiglie inglesi che nell’intervallo si prendono anche il lusso di fare un giro ai bagni o al bar, mentre noi non possiamo muoverci senza rischiare di perdere il posto. Ma va bene così. Ci stiamo giocando la Champions, siamo tutti tifosi uniti da un sogno. Poi la partita finisce. Da perdenti ci incamminiamo verso casa, scortati dalla polizia. Alcuni di noi superano il corteo e finiscono in un’imboscata. “come here!” urlano uno sciame di sciarpe rosse. È il pandemonio. Ci rendiamo conto di aver perso un amico nel fuggi fuggi. È all’ospedale. Lo raggiungiamo, preoccupati di poter essere assaliti a nostra volta sulla strada per il nosocomio. Lui ha 2 denti rotti, ma lo shock gli fa credere di non averne manco più uno. Ha gli occhi di uno che ha fatto la guerra e visto la morte in faccia. L’hanno preso a bottigliate e calci in faccia in quaranta. Insieme a lui ci sono altri due ragazzi. Uno di loro ha un occhio gonfio e sanguinolento. Mi mostra il tatuaggio che ha sul braccio: you will never walk alone. Fattelo togliere, gli dico io. Si fa una risata amara. A causa di questo “piccolo incidente” ha perso l’aereo per tornare a casa. Questa è una serata di vinti e vincitori. Ma non parlo dei giocatori. Parlo di noi persone ingenue che spendono una barca di soldi per una trasferta e credono di poter andare ad assistere ad una partita in tranquillità, senza viverla come spesso e volentieri è: un campo di battaglia. Parlo dei facinorosi, dei difensori della fede calcistica, che si accaniscono come un branco di bestie su dei ragazzi innocenti che si erano allontanati dalla scorta della polizia per poter prendere l’aereo di ritorno in tempo. Stupidi, e ingenui, potranno dire. Non come i nostri gruppi, che urlano e fanno gestacci agli inglesi da dietro la polizia a cavallo e le camionette e hanno smania di poter duellare con i propri rivali, o almeno così danno a credere. Sono loro i veri campioni di stasera, gli ultras inglesi e italiani. Gli altri sono solo vittime collaterali.

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