L'infinita sopportazione di don Maurizio

Un calendario da far tremare le vene e i polsi….Domanda lecita: Maurizio Sarri, rivelatosi nei fatti autentico maestro di un calcio moderno, è attrezzato sul piano strettamente psicologico, per affrontarlo senza danni poco riparabili?

A una domanda si deve rispondere ed essendo l’autore della domanda è d’obbligo provarci affidandoci a una psicologia soltanto domestica e sincera.

Partiamo dai comportamenti quotidiani che lo indicano tutto lavoro e casa, limitatissime frequentazioni. Mai una confidenza. Non la faceva nemmeno al suo grande amico Mastellone in quel di Sorrento.

In un  mondo per lui impensabile nel quale entrò a Empoli, dopo una consistente gavetta sui campi di provincia del circondario toscano dove ha e estimatori sinceri e amici di vecchia data.

Prima di arrivare all’allora C, portò le esperienze maturate da dilettante e un bagaglio di tecnica e di tattica che aveva nutrito negli anni da bancario che amava il calcio, non soltanto il ciclismo, sport di famiglia.

Visse anche qualche esonero e uno lo ricordiamo bene e fu quello dalla squadra di “Surriento gentile”, una delle più belle canzoni di Aniello Califano. Quel Sorrento era una buona squadra con in più un calciatore che vedeva bene la porta ma caratterialmente difficile. Capitò in un girone infernale che ospitava la corazzata Verona eppure le campane, tra alti e bassi, non erano semplici comparse.

Sarri si stava facendo le ossa a più di quarant’anni tra gli alti e bassi di un carriera che aveva scelto lasciando il ruolo di dirigente bancario che sembrava l’apice delle aspirazioni di un uomo normale.

Mai una polemica, non perché, da toscano nato per caso a Napoli, gli facciano difetto ironia e arguzia e un po’di veleno sotto la lingua ce l’ha, anche se ha scelto di non utilizzarlo mai. “Ommo vero” ha una buona riserva di calma, almeno finché la pazienza non supera il limite e a Madrid la riserva ha resistito davanti al fiume di parole che lo riguardavano uscite a sorpresa dalla bocca del presidente DeLa, apparso come uno che non aveva vissuto l’andata con il Real Madrid nella sua migliore prestazione stagionale. Il fiume di concetti, sfusi e a pacchetti, a proposito della utilizzazione della costosa rosa. Eppoi quello strano e fuori luogo riferimento al “povero Mazzarri” che aveva Aronica e Grava…

Correttamente avrebbe potuto parlare a Sarri in privato, il nostro D’Artagnan, ma scelse i microfoni di Premium, offertigli per qualche battuta post-partita per scatenarsi  di fatto contro il tecnico che aveva definito il giorno prima il migliore del mondo…

Per arrangiare una risposta al quesito possiamo in onestà definire Sarri  un uomo speciale, tanto da essere stato capace di saltare la normale gavetta degli allenatori professionisti.

Sarri non ha detto un’acca, colpito sì ma non affondato. Per il capo della famiglia Napoli hanno risposto i suoi allievi a Chievo e, per la prima volta, hanno postato una foto negli spogliatoi che faremo bene a non dimenticare. Viene in mente il ritornello di una canzone, quello che dice: “sta canzone vene a te, sta canzone vene a te”, se ne ricordino i tifosi che verranno a San Paolo per la spigolosa gara contro l’Atalanta dei miracoli, rinunciando a qualche striscione: tanto il polipo si cuoce con l’acqua sua e Sarri, anche quanto forza di resistenza, ne ha da vendere.

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