C'era una volta il sorriso di Nino

 

⁠⁠⁠C'era una volta il sorriso di Nino. Sorrideva spesso, "tene cor", come quello che recitava la parte del buono nelle sue commedie, perché Nino Masiello é stato giornalista con i fiocchi e uomo di cultura sana, genuina: libri, sceneggiature, regista. Fece rivivere il teatro Sannazzaro con Luisa Conte, Ugo D'Alessio e Pietro De Vico. Lavoró con Sergio Bruni e Mario Merola. Dirigeva parti in commedia, dava un'anima anche e sopratutto alle storie di sport e ai personaggi di Napoli, come uno scultore modella la creta. Raccontava con la mite naturalezza di chi sa penetrare pacatamente nella cronaca. Il suo ultimo giornale fu Il Mattino. È stato pure un infaticabile ispettore della Federcalcio. L'aveva colto un male che si usa dire improvviso e che invece si tenta di curare chiamando in causa i più efferati chirurghi. Alla lunga, il malato si arrende. Nino aveva smesso di sentirsi tra di noi. Aveva capito la dolce pietà con la quale lo guardavano e gli parlavano i figli e la moglie, con quel tono di voce inconfondibile, voci amorevoli. Ma lui non aveva più la minima voglia di lottare. Il suo cervello dettava immagini astruse, ricordi indelebili. Mi avvertì la tremolante, tuttavia sicura voce di Laura Masiello del grave incidente accaduto a Nino. E mi sconsigliò di andare a fargli visita. E io non ho osato: ho preferito parlare con Laura. Telefonate struggenti. Da qualche mese aveva accettato di scrivere sul blog. Era stato squisitamente sollecito, come sempre, nel chiedere a me, figurarsi!, un parere sui suoi pezzi. Lo pregai di essere dei nostri. Sorrise sorseggiando un espresso alla Caffetteria Bernini, ci demmo idealmente la mano, convenendo che non avremmo offerto e accettato se non una pizza per celebrare il gesto di un'amicizia, e di una mia devozione, che c'era sempre stata. Nino Masiello e io eravamo diversissimi; e io qui dico onestamente per sua fortuna. Era nato in terra Dauna, ma volentieri passava per napoletano. Lo conobbi nell'87, io giovane cronista, a Marassi, a Genova, quando venne trafelato nella notte per Sport Sud e per Lo Sport del Mezzogiorno, per uno dei tanti Samp/Napoli, e si scusò con altri colleghi che era "nu poco affaticato". Era un'altra Napoli, forse un'altra Italia, sicuramente un altro giornalismo. Praticarlo equivaleva a un triplo carpiato, ma Nino ha dimostrato che si può fare a meno dell'enfasi, dei luoghi comuni, del divismo. Regaló perle di saggezza nei suoi interventi a Radio Marte. Al grande calciatore dedicava la stessa attenzione che dava al barbiere, o a quello che aveva svuotato un tir. Era uno scrittore: aveva un suo lessico piano, uno stile pacato, senza voli. Si accontentava di esser chiaro; ma diceva cose tanto semplici da non dover proprio temere il contrario. Concepì una sua spicciola filosofia costantemente rivolta ai lettori possibili, da attirare con lusinghe sottili: mai affermare nulla che sembri un' opinione: invitare peraltro il lettore a manifestare la sua e difenderla poi a spada tratta. Ciascuno ha una sua etica, una sua morale, una sua tecnica espressa traverso le opere. Nino amava il mestiere fino a parlarne come un antico paladino. Io seguirò addolorato il tuo funerale e dico di te tutto il bene possibile, da uno che non l'ha sempre pensata come te. In effetti, non ti ho mai lesinato la mia stima. Restano molte cose a ricordarti. Amavi visceralmente Forio d'Ischia. Conservo il tuo ultimo abbraccio scritto come un segno di docile e generosa bontà. Addio, bravo collega.

 

 

ps L'ultimo articolo di Nino Masiello è quello che vedete nel blog, per noi é la sua preziosa, inestimabile eredità.

 

Dislike non mi piace
0

Calciomercato

Le Opinioni

Serie A

Concept & Web Development
SmartBrand srl
Scroll to Top